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Cenni storici (a cura di Angelo Barisani)
"Mezzano paese nato dal fiume", così titola Barisani il suo libro sulla storia del paese sottolineando come la nascita e lo sviluppo di Mezzano sia strettamente collegato al tumultuoso andamento del fiume Lamone a cui si è opposto l'uomo a più riprese per correggerne il corso o per bonificare i terreni, una volta prevalentemente paludosi. Una lotta inizialmente impari per la povertà di mezzi e tecnologia, ma che col tempo ha trasformato le "valli del Mizano" in terreno fertile e coltivabile. La maggior spinta si è avuta soprattutto attorno al 1500, in concomitanza col dominio veneziano a Ravenna; questi erano interessati a terreni che garantissero buoni raccolti. In questo contesto storico si va via via formando una comunità parrocchiale di sempre maggiori dimensioni e, infatti, la prima prova documentata risale ai primi anni del 1500, quando viene stralciata la parte nord-orientale, che servì a costituire la "Chiesa di Savarna". Esiste di poco precedente, una mappa che riporta, vicino al fiume, un piccolo edificio con un bianco pinnacolo e la dicitura "Chiesa del Mizano". Nella "Descrizione della Provincia di Romagna" del 9 ottobre1371, del cardinale Anglico, si vede citato l'abitato di Mezzano, con soli 8 focolari, sotto la denominazione di S.Cristoforo, il santo ovunque rappresentato come traghettatore di persone nei corsi d'acqua, patrono del nostro paese, posto sul fiume Lamone, nel passato privo di ponti che l'attraversassero. Da successivi documenti la chiesa è dichiarata di patronato dei conti Rasponi ai quali si fa risalire la costruzione, o comunque un suo largo rimaneggiamento, per l'assistenza religiosa ai loro numerosi coloni.
All'epoca, le strade erano orientate in senso perpendicolare rispetto all'attuale strada statale e ciò fino al secolo XVIII quando, sopra una larga savanella, ormai quasi interrata, conosciuta come "Fiume Nuovo", veniva costruita quella diritta e larga strada chiamata "via della Bonificazione", ora via Reale, che è parte della strada statale Adriatica numero 16, che collega Ravenna con Padova, passando per Ferrara.
La comodità spinse i mezzanesi ad avvicinarsi alla nuova strada e a costruire le loro case ai lati di essa, dando inizio a quel movimento che doveva portare alla disarticolazione del paese, determinando difficoltà per la chiesa stessa, sempre più appartata e lontana dal centro. Non pensando i conti Rasponi a costruirne una nuova, essi preferirono rinunciare al loro giuspatronato dopo gli incendi appiccati alla chiesa durante la settimana rossa del 1914; la chiesa fu risistemata e la soluzione definitiva con la costruzione del nuovo edificio in centro al paese è di tempi recenti. Tale soluzione fu avviata dal nostro arcivescovo mons. Giacomo Lercaro, futuro cardinale e arcivescovo di Bologna. I suoi più cari collaboratori furono i parroci don Elvezio Tanasini, il quale riuscì ad acquisire un bel palazzo, utilizzato subito come asilo per i bambini e successivamente per la canonica , con adiacente il terreno per la futura chiesa in centro paese. A lui seguì don Andrea Bolandrina, che s'interessò a mantenere vivo e attuale il problema, pensando al reperimento dei notevoli fondi per l'imponente realizzazione, ma ci voleva l'arrivo di don Matteo Solaroli, ora monsignore a Ravenna, all'ospizio Santa Teresa del Bambin Gesù, di cui è direttore, dotato di un carisma del tutto particolare: nelle sua mani anche le problematiche parse più inestricabili dolcemente trovavano la via della giusta soluzione, con l'aiuto della Provvidenza e la collaborazione dell' on. Benigno Zaccagnini, già ministro dei lavori pubblici.
Il progetto del ravennate ing. architetto Franco Tomassini, già il 1º maggio 1960 vedeva la posa della prima pietra da parte dell'arcivescovo Salvatore Baldassarri, seguita dai primi lavori ad opera dell'impresa edile ing. Zavaglia di Ravenna, che ne rendeva possibile l'inaugurazione già la domenica 16 dicembre 1962.
Finalmente , il paese aveva un grande monumento al suo centro: la nuova chiesa.
Le sue parti, ben armonizzate, risultano di generose dimensioni: sopra una base rettangolare di mt. 45 x 24, sorge l'edificio sacro, a croce latina, con uno spazio interno di mt. 35 x 19, escluso il portico a 3 arcate, in corrispondenza degli ampi portali. E' sovrastato da uno svettante campanile, alto 40 metri, che fin dal tempo di don Antonio è dotato di tre campane elettrificate. Sulla cima, la notte, vi brilla una grande croce.
Mezzano, fin dal lontano 1889, era collegato con la città, dopo l'inaugurazione della sua stazione, tramite la linea ferroviaria Ferrara-Rimini. Ora, purtroppo, da qualche anno essa è abbandonata. I treni vi transitano, fortunatamente, senza incidenti, ma parecchi cittadini valutano la situazione con molta perplessità.
Assai peggio è la condizione dello zuccherificio Eridania, al suo sorgere, nei primi anni del 1900, portatore di speranze, di lavoro e anche di un certo benessere. Chiuso da un decennio, è costretto a subire la corrosione del tempo e un brutto giorno seguirà la vicina fornace in un gemellaggio di ruderi cadenti, pericolosissimi. Ridotte al minimo le possibilità di lavoro all'interno del paese (anche la nuova zona artigianale stenta a progredire), i mezzanesi sono in maggioranza costretti a trovare impiego fuori, trasformando, lentamente, Mezzano in un paese-dormitorio.

Origine del nome: diversi hanno tentato di spiegarne il significato, d'altronde non difficile, convergendo tutti più o meno su "luogo di mezzo" o "località che sta nel mezzo".
  1. In tempi lontani, certi isolotti che di tanto in tanto emergevano dalle acque vallive, vale a dire dagli ampi acquitrini della zona, venivano denominati "mezzane", da cui il nome.
  2. Quando, dal 1441, la repubblica di Venezia si stanziò nel ravennate, il paese venne a trovarsi "nel mezzo", al limite fra i confini veneziani e quelli del ducato Estense, che lambivano l'argine sinistro del fiume Lamone.
  3. Qualcuno continua a seguire racconti dei bisnonni, tramandati dai loro avi, secondo cui una casa attuale, presso l'argine destro del fiume, risalente ai tempi veneziani, fu sede di una piccola comunità di frati. Fra l'altro, essi avrebbero gestito una stazione di cambio cavalli ai postiglioni, in una lunga tratta, che collegava Ferrara con Rimini. Essendo posta a metà strada, "nel mezzo", avrebbe dato nome al paese. Rimarrebbe il piccolo problema del ponte sul fiume, però esistevano già zattere di una certa stazza.

Libri

"Mezzano, paese nato dal fiume" di Angelo Barisani II edizione 2001 copertina

"Mezzano e il suo fiume" di A. Barisani, G. Zannoni e C. Montanari

"Mezzano nel '900" di A. Casadio, E. Cavina e E. Rambaldi; ed. Il Ponte Vecchio 2004

"I Nigrisoli" di Romano Pasi, Ravenna 1986

"Mezzano, vita paesana fra cronaca e storia" di Nino Ruiba 1994

"Glorie ieri e oggi" di Lucio Arniani ed. Parrocchia di S. Francesco d'Assisi Glorie di Bagnacavallo (Ravenna) 1998

Articoli

"Una strada per Marino Pascoli chiude del tutto la 'guerra fredda' " di Nevio Galeati, Il Resto del Carlino 20 novembre 2003
storia e geografia
Storia del paese

Il fiume Lamone
Bacini ex-zuccherificio

La famiglia Nigrisoli
La famiglia Rasponi

Mezzanesi illustri
Mezzanesi longevi
Cav. di Vittorio Veneto

Bibliografia